Benedizione al monumento diocesano del Sacro Cuore

Sabato 26 agosto si terrà a Meana di Susa la benedizione al monumento restaurato del Sacro Cuore. Ore 10 accoglienza del Vescovo e del Clero della diocesi, inizio processione verso il Colle e benedizione solenne preceduta dalla preghiera delle Lodi. Celebrazione accompagnata dalla Filarmonica di Meana. Siamo tutti invitati a questa memorabile celebrazione che ricorda la devozione dei valligiani verso il Cuore Sacratissimo di Gesù. Possibilità di ristoro in loco dopo la celebrazione: si prega di prenotarsi presso il proprio parroco entro il 12 agosto.

Un po’ di storia del monumento
al Sacro Cuore di Gesù

tratta da: E. Patria e W. Odiardi, Mediana. Storia breve di Meana e dei Meanesi, a cura del Comune di Meana, 1978

 

Dopo la Seconda guerra mondiale la parrocchia di Meana fu la sede di una realizzazione diocesana, alla quale l’allora vescovo di Susa Umberto Ugliengo aveva già pensato fino dal 1932: la consacrazione della diocesi valsusina al Sacro Cuore1. Nell’ottobre 1943 il vescovo indirizza una lettera ai sacerdoti e ai fedeli nella quale dichiara che tale consacrazione è «un avvenimento così importante da dover essere segnato nella storia e nella vita della diocesi, indelebilmente, a caratteri d’oro», e lancia l’idea «di erigere una grande statua del Sacro Cuore sulla vetta di uno dei monti dominanti questa valle».

Nel 1945, a guerra ultimata, alla primitiva aspirazione di monsignor Ugliengo, si aggiunse un motivo in più: esprimere la riconoscenza della Valsusa cattolica per l’ottenuta liberazione, che aveva posto fine alle guerra, e ricordare i caduti valsusini di quel terribile conflitto.

Nel concetto del vescovo il monumento doveva essere sorretto da nove colonne, rappresentanti le nove vicarÌe della diocesi, che raggruppavano le allora sessantadue parrocchie, e sorgere su un’altura della valle di fronte alla Madonna del Rocciamelone. La località che si riconobbe rispondere a questa seconda condizione venne individuata nella vetta del monte Fasolino nel Comune di Meana di Susa, dove il vescovo fece una ricognizione il 27 maggio 1945, accompagnato dal parroco don Luigi Viberti, dal sindaco Alessandro Combetto, dal professore Pasquale Giuffrida, dall’ingegnere Andrea Nesci e da altri.

Quel giorno venne constatato che la località mirabilmente si prestava ad ospitare il monumento: una quota isolata di metri 1558, alla quale fanno da sfondo le vette del Pelvo e del Pintas e da dove si abbraccia con lo sguardo la conca di Susa dall’Ambin al Musiné, avendo dirimpetto l’imponente piramide del Rocciamelone al centro di un trionfo di vette e di giogaie2.

L’ideatore del monumento, S.E. Mons. Umberto Ugliengo

La località, essendo servita dalla carrozzabile del Colle delle Finestre che a nove chilometri da Meana la sfiora a poco più di un centinaio di metri, risolveva in modo mirabile il problema di rifornire un cantiere a quella quota, dove sarebbe stato necessario trasportare carichi pesanti e monolitici.

L’area (circa 2000 metri quadrati) venne in massima parte concessa dal Comune e per il resto dal signor Umberto Franco, mentre il signor Quirino Peirolo cedeva una sorgente che sgorgava nei pressi e che venne deviata verso il cantiere. Vennero indette sottoscrizioni nelle parrocchie della diocesi; il Comune di Meana erogò 80.000 lire e con offerte concorsero istituti di credito e industrie della valle, oltre a gruppi di valsusini residenti all’estero riuniti in comitati.

La realizzazione della statua venne affidata allo scultore Guido Capra, allievo del celebre Bistolfi (l’autore dell’Alpino del monumento ai Caduti di Susa) e l’opera risultò un ammirevole capolavoro per l’imponenza della figura (alta 3,80 metri) e per l’espressione piena di serenità e di dolcezza. La fusione avvenne a Torino presso la ditta Ettore Betta, utilizzando circa undici quintali di materiale offerto dal Ministero della Difesa; il carbone lo offrirono le Ferrovie dello Stato e la cera (circa un quintale) i parroci della diocesi.

La statua, trasportata da Torino a Susa a cura di un gruppo di operai dell’A.S.S.A., venne sistemata nell’abside della cattedrale, dove il 27 ottobre 1946 venne solennemente benedetta.

L’opera venne realizzata secondo il progetto dell’ingegnere Nesci e consiste in un basamento tronco piramidale, sul quale si elevano nove colonne di granito (le nove vicarÌe) raggruppate in tre fasci (la Bassa, Media e Alta valle), più una colonna centrale (Susa, centro della Valle) che sorregge la statua. Appoggiata sulle colonne, una piattaforma circolare fa da basamento alla statua; lungo il bordo una scritta in capitale romano a lettere di bronzo recita: VENITE AD ME OMNES A. D. MCMXLVIII.

Con il concorso di migliaia di pellegrini giunti da ogni parrocchia della valle e di autorità, la solenne inaugurazione avvenne il 6 giugno 1948.

Il monumento come si presentava prima del restauro

NOTE:

1 Il Sacro Cuore di Rocca Bianca – Monumento della Riconoscenza sul “Rocca Bianca” di Meana (Susa), Tip. Artale, Torino, 1948. L’opuscolo non porta il nome dell’autore, ma è notorio essere opera dell’allora parroco di Meana, don Luigi Viberti. Il toponimo Rocca Bianca non compare nelle carte dell’I.G.M. (aggiornamento del 1964), in quanto tale nome è stato dato alla vetta del monte Fasolino dal comitato promotore della costruzione del monumento ed è usato solo localmente.

2 Oltre al fatto che la località, per la sua posizione, era tra quelle che meglio si prestavano ad ospitare il monumento, alla sua scelta contribuì probabilmente anche il fatto che la parrocchia di Meana fu tra le prime a recepire l’intendimento del vescovo. Fin dal 1936, per l’attivo impegno del parroco, don Rossero, con una solenne cerimonia, alla quale aveva presenziato lo stesso monsignor Ugliengo, le donne di Meana si erano consacrate al Sacro Cuore.

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