BIOGRAFIA
Ha studiato filosofia e teologia nel Seminario arcivescovile di Torino e ha ricevuto l’ordinazione presbiterale dal cardinale Giovanni Saldarini il 13 giugno 1992. Dal 1992 al 1996 è stato Vicario parrocchiale presso la parrocchia di Gesù Redentore e collaboratore della parrocchia Ss. Nome di Maria in Torino.
Ha proseguito gli studi di Teologia sistematica presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma, conseguendo la licenza nel 1998 e il dottorato nel 2001 con una tesi sul pensiero di Henri de Lubac in dialogo con Gabriel Marcel. ...leggi tutto...
Dal 2001 ha insegnato Teologia sistematica presso la sede parallela di Torino della Facoltà teologica dell'Italia settentrionale e l'Istituto Superiore di Scienze Religiose della stessa città. Canonico della Real chiesa di San Lorenzo a Torino dal 2010, è stato presidente dell'Associazione Teologica Italiana dal 2011 al 2019; preside della sezione di Torino della Facoltà Teologica dell'Italia settentrionale e collaboratore della parrocchia Santa Maria della Stella a Druento. È stato anche membro del consiglio di amministrazione dell'Agenzia della Santa Sede per la valutazione e la promozione della qualità delle Università e Facoltà ecclesiastiche (AVEPRO) dal 2016.
Tra gli altri incarichi svolti in questi anni, quello di coordinatore della pastorale universitaria, di membro della commissione ecumenica, di assistente ecclesiastico diocesano del Movimento ecclesiale di impegno culturale (MEIC) e di membro del consiglio presbiterale diocesano.
Tra le sue pubblicazioni, si segnalano: Il pensiero umile. In ascolto della Rivelazione (Città Nuova 2007), Come stelle in terra. La Chiesa nell’epoca della secolarizzazione (Cittadella 2012), La Chiesa e il suo dono. La missione fra teologia ed ecclesiologia (Queriniana 2019). [QUI LA BIBLIOGRAFIA COMPLETA]
Il 19 febbraio 2022 papa Francesco lo ha nominato 95-esimo Arcivescovo metropolita di Torino e Vescovo di Susa, unendo così in persona episcopi le due sedi.
LA BOLLA DI NOMINA
Francesco
Servo dei Servi di Dio
al diletto figlio Roberto Repole, del clero dell’arcidiocesi di Torino e in questa finora Canonico e Docente, eletto Arcivescovo Metropolita della medesima arcidiocesi e contemporaneamente Vescovo della sede di Susa, unita a quella di Torino nella persona del Vescovo, salute e Apostolica Benedizione.
Benediciamo il Signore della pace, rallegrandoci con quelli che sono nella gioia e piangendo con quelli che sono nel pianto, avendo gli stessi sentimenti gli uni verso gli altri, volgendoci piuttosto a ciò che è umile (Rm 12, 14-16), e celebriamo la benevolenza e la sapienza di Cristo, il quale si consegnò per essere scorto e amato in tutti coloro che soffrono, affinché, riconoscendo la sua immagine in essi, diventiamo perfetti nella carità e rendiamo il mondo conforme alla dignità dei suoi precetti.
Nutriti da queste esortazioni alla fede e alla continua conversione, con amore paterno volgiamo l’attenzione alle necessità spirituali delle Sedi di Torino e di Susa a noi care, le quali, attualmente vacanti in seguito alla rinuncia del Vescovo, il Venerabile fratello Cesare Nosiglia, attendono il loro nuovo Pastore.
Abbiamo dunque pensato a te, diletto figlio, che, grazie ai meriti acquisiti in passato nell’insegnamento della sacra Teologia, appari provvisto di doti pastorali ed umane, insieme alla dottrina e all’abilità nel comunicarla, che ti rendono adatto a svolgere un così grande compito.
Pertanto, udito il consiglio della Congregazione per i Vescovi, nella pienezza della Nostra autorità apostolica, ti nominiamo ARCIVESCOVO METROPOLITA DI TORINO E VESCOVO DI SUSA, assegnandoti i debiti diritti e imponendoti i congrui doveri. Inoltre, per consiglio della medesima Congregazione, uniamo tra loro le Chiese Torinese e Segusina nella persona del Vescovo, stabilendo che tu, diletto figlio, sia il solo e medesimo Vescovo per entrambe le Chiese.
Potrai ricevere l’ordinazione episcopale da un Vescovo cattolico dovunque tu voglia, fuori Roma, nel rispetto delle norme liturgiche; sarà però tuo dovere emettere prima la professione di fede e il giuramento di fedeltà a Noi e ai Nostri Successori, secondo le norme della legge ecclesiastica.
Vogliamo che tu informi di questo Nostro decreto il clero e il popolo a te affidati, che esortiamo affinché ti accolgano come padre da amare e maestro da rispettare.
Nell’assumere questi incarichi, diletto figlio amato, fa’ in modo che, con l’aiuto di Dio e l’intercessione della B.M.V. Consolata, i fedeli a te affidati, sull’esempio luminoso della tua carità, meditando continuamente ciò che è giusto, riescano poi a compiere, con le parole e con le opere, ciò che gli è gradito (cfr. Liturgia delle Ore, domenica VII Tempo Ordinario, orazione Vespri).
Dato a Roma, in Laterano, il giorno 19 del mese di febbraio, nell’anno del Signore 2022, nono anno del Nostro Pontificato
LO STEMMA
Secondo la tradizione araldica della Chiesa cattolica, lo stemma di un Arcivescovo Metropolita è tradizionalmente composto da:
- uno scudo, che può avere varie forme (sempre riconducibile a fattezze di scudo araldico) e contiene dei simbolismi tratti da idealità personali, da particolari devozioni o da tradizioni familiari, oppure da riferimenti al proprio nome, all’ambiente di vita, o ad altre particolarità;
- una croce doppia, arcivescovile (detta anche “patriarcale”) con due bracci traversi all’asta, in oro, posta in palo, ovvero verticalmente dietro lo scudo;
- un cappello prelatizio (galero), con cordoni a venti fiocchi, pendenti, dieci per ciascun lato (ordinati, dall’alto in basso, in 1.2.3.4), il tutto di colore verde;
- un pallio bianco con crocette nere, posto sotto lo scudo;
- un cartiglio inferiore recante il motto scritto abitualmente in nero.
Per questo stemma è stato adottato uno scudo di foggia “gotica”, frequentemente usato nell’araldica ecclesiastica, mentre la croce patriarcale d’oro è “lanceolata”, con cinque gemme rosse a simboleggiare le Cinque Piaghe di Cristo.
Descrizione araldica dello scudo dell’Arcivescovo Roberto Repole
“Di rosso, alla banda d’oro, caricata di tre chiodi di nero posti nel senso della stessa”.
Il motto: “CHRISTUS TRADIDIT SEIPSUM PRO ME” (Gal 2,20). Le parole scelte da Mons. Roberto per il proprio motto episcopale sono tratte dalla Lettera di Paolo ai Galati laddove l’Apostolo sottolinea che Cristo “ha dato se stesso per me” (Christus tradidit seipsum pro me).
Interpretazione
Gli ornamenti esterni caratterizzanti lo stemma di un Arcivescovo Metropolita, oltre ai venti fiocchi verdi pendenti ai due lati dello scudo, sono la croce astile arcivescovile e il pallio.
Tale croce, detta anche “patriarcale”, a due bracci traversi, identifica appunto la dignità arcivescovile: infatti, nel XV secolo, essa fu adottata dai Patriarchi e, poco dopo, dagli Arcivescovi.
Alcuni studiosi ritengono che il primo braccio traverso, quello più corto, volesse richiamare il cartello con l’iscrizione “INRI”, posto sulla croce al momento della Crocifissione di Gesù.
Il pallio è un paramento liturgico, tipico degli Arcivescovi con giurisdizione metropolitana, cioè di Arcivescovi che presiedono una provincia ecclesiastica con una o più diocesi, chiamate suffraganee. Secondo alcune interpretazioni, esso rappresenta l'agnello portato sulle spalle, dal Buon Pastore e le due strisce terminali di seta nera simboleggiano gli zoccoli. È l'Agnello crocifisso per la salvezza dell'umanità intera; questo spiegherebbe l'uso della lana, delle sei croci decorative e delle tre spille, le acicula, raffiguranti i tre chiodi della croce di Cristo, che vengono infilate nel pallio durante le celebrazioni.
Il “campo” dello scudo è in rosso, il colore dell’amore e del sangue: l’amore intenso e assoluto del Padre che invia il Figlio a versare il proprio sangue per noi, per la nostra redenzione.
I tre chiodi posti sulla banda sono un chiaro riferimento alla Sindone custodita nella Cattedrale di Torino; essi infatti, come la corona di spine, sono i segni esteriori della Passione di N.S. Gesù Cristo che trova il culmine nella crocifissione, ultimo atto d’amore universale per l’umanità.
La banda, recante i chiodi è in oro, il primo tra i metalli nobili, simbolo quindi della prima Virtù, la Fede: infatti è grazie alla Fede che possiamo comprendere il messaggio d’amore salvifico del Padre.
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