Il Tempo di Natale. Le celebrazioni del Vescovo

Il Natale è la festa della luce. È opinione diffusa che la celebrazione della nascita del Signore fu fissata a fine dicembre per imprimere una valenza cristiana alla festa pagana del Sol invictus. Potrebbe anche non essere così; se già nella prima parte del terzo secolo Tertulliano ha scritto che Cristo fu concepito il 25 di marzo, giorno che, in alcuni Calendari, è indicato come il primo dell’anno. È possibile così che la festa del Natale sia stata calcolata a partire da tale data. In ogni caso, dal quarto secolo in poi, molti Padri hanno riconosciuto il valore simbolico del fatto che, per loro, le giornate si allungavano dopo la festa del Natale. Le feste pagane che esaltano la luce nel buio dell’inverno non erano rare, e le feste invernali della luce sono ancora talvolta celebrate oggi dai non credenti. A differenza di tutto questo, le letture e le preghiere delle varie liturgie natalizie sottolineano il tema della vera Luce che viene a noi in Gesù Cristo. Il primo prefazio di Natale esclama, rivolgendosi a Dio Padre: «Nel mistero del Verbo incarnato è apparsa agli nostri della nostra mente la luce nuova del tuo fulgore».

La Messa vespertina nella Vigilia. Sebbene la celebrazione del Natale inizi con questa Messa, le preghiere e le letture evocano ancora un senso di trepidante attesa; per un certo verso, questa Messa è un distillato dell’intero Tempo di Avvento. Quasi tutti le preghiere sono coniugate al futuro: «Domani vedrete la sua gloria» (antifona d’ingresso); «concedi che possiamo guardare senza timore, quando verrà come giudice, il Cristo tuo Figlio che accogliamo in festa come Redentore» (colletta); «Domani sarà distrutto il peccato della terra» (canto al Vangelo); «Concedi al tuo popolo, Signore, di celebrare con rinnovato fervore questo sacrificio, nella vigilia del grande giorno che ha dato inizio alla nostra redenzione» (orazione sulle offerte); «Domani si rivelerà la gloria del Signore» (antifona alla Comunione). Le letture di Isaia nelle altre Messe di Natale descrivono ciò che sta accadendo, mentre il brano proclamato in questa Messa racconta ciò che accadrà. La seconda lettura e il brano evangelico parlano di Gesù come Figlio di Davide e degli antecedenti umani che hanno preparato la via per la sua venuta. La genealogia del Vangelo di san Matteo, nel descrivere a grandi linee il lungo sentiero della storia della salvezza che conduce all’evento che ci apprestiamo a celebrare, è simile alle letture dell’Antico Testamento nella Veglia di Pasqua. La litania di nomi accresce la sensazione di attesa. Alla Messa della Vigilia siamo un po’ come bambini che tengono stretto il regalo di Natale, in attesa della parola che dia il via per aprirlo.

La Messa della Notte. Nel cuore della notte, mentre il resto del mondo dorme, i cristiani aprono questo regalo, il dono del Verbo fatto carne. Il profeta Isaia annuncia: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce!». Continua riferendosi alla gloriosa vittoria dell’eroe conquistatore che ha spezzato il bastone dell’aguzzino e ha consegnato alle fiamme gli strumenti di guerra. Annuncia che il dominio di colui che regnerà sarà vasto e in pace per sempre, e infine lo ricopre di titoli: «Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della Pace». L’inizio del vangelo fa risaltare l’eminenza di un tale dignitario menzionando per nome l’imperatore e il governatore che regnano quando egli fa irruzione sulla scena. La narrazione prosegue con una rivelazione sbalorditiva: tale potente re è nato in un modesto villaggio ai margini dell’impero romano e sua madre «lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio». Il contrasto tra l’eroe conquistatore descritto da Isaia e l’inerme bambinello nella stalla, suggerisce tutti i paradossi del Vangelo. La consapevolezza di questo paradosso è profondamente radicata nel cuore dei fedeli e li attira in chiesa nel cuore della notte. La risposta appropriata è unire il nostro ringraziamento a quello degli angeli, il cui canto risuona nei cieli in questa notte.

La Messa dell’Aurora. Le letture proposte per questa liturgia sono particolarmente concise. Siamo come coloro che si svegliarono alla gelida luce dell’alba, chiedendosi se l’apparizione angelica nel cuore della notte fosse stata un sogno. I pastori, con quel particolare innato buon senso proprio dei poveri, discorrono tra loro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Vanno di fretta e trovano esattamente ciò che era stato annunciato loro dall’angelo: una povera coppia e il loro Figlio appena nato, addormentato in una mangiatoia per gli animali. La loro reazione a questa scena di umile povertà? Ritornano glorificando e lodando Dio per ciò che hanno visto e udito e tutti coloro che li sentono parlare restano stupiti per ciò che è stato loro detto. I pastori vedono e anche noi siamo invitati a vedere qualcosa di molto più importante della scena emotivamente coinvolgente, da sempre oggetto di tante rappresentazioni artistiche. Ma questa realtà è percepibile solo con gli occhi della fede ed emerge con la luce del giorno, nella successiva liturgia.

La Messa del Giorno. Come un sole sfavillante ormai alto nel cielo, il Prologo del Vangelo di san Giovanni fa luce sull’identità del bambino nella mangiatoia. L’evangelista afferma: «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità». Precedentemente, come ricorda la seconda lettura, Dio aveva parlato in molti modi per mezzo dei profeti, ma ora «in questi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo. Egli è irradiazione della sua gloria». Tale è la sua grandezza che lo adorano gli angeli stessi. Ed ecco l’invito affinché tutti si uniscano a loro: «Venite tutti ad adorare il Signore; oggi una splendida luce è discesa sulla terra» (canto al Vangelo).

Il Verbo si fece carne per redimerci grazie al suo sangue versato ed innalzarci con lui nella gloria della risurrezione. I primi discepoli riconobbero l’intimo legame tra l’incarnazione e il mistero pasquale, come testimonia l’inno citato nella lettera di san Paolo ai Filippesi (2,5-11). La luce della Messa della Notte è la stessa luce della Veglia di Pasqua. Le collette di queste due grandi solennità esordiscono in termini molto simili. A Natale, il sacerdote prega: «O Dio, che hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo»; a Pasqua: «O Dio, che illumini questa santissima notte con la gloria della risurrezione del Signore». La seconda lettura alla Messa dell’Aurora propone un’ammirevole sintesi della rivelazione del mistero della Trinità e del nostro inserimento in quel mistero attraverso il battesimo: «Quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati … con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, che Dio ha effuso su di noi in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, affinché, giustificati per la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna». Le preghiere proprie della Messa del Giorno parlano di Cristo come autore di generazione divina per noi e di come la sua nascita manifesti la riconciliazione che ci rende cari agli occhi di Dio. La colletta, una delle più antiche nel tesoro delle preghiere della Chiesa, esprime sinteticamente perché il Verbo si fece carne: «O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti, fa’ che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio, che oggi ha voluto assumere la nostra natura umana».

Il mistero della nascita di Cristo è presente in questa celebrazione, ma come per la sua prima venuta, può essere visto soltanto con lo sguardo della fede. Per i pastori il grande “segno” fu semplicemente un povero bambino deposto nella mangiatoia, eppure al loro ritorno glorificavano e lodavano Dio per quanto avevano visto. Con lo sguardo della fede dobbiamo percepire lo stesso Cristo, nato oggi, sotto i segni del pane e del vino. L’admirabile commercium di cui parla la colletta del Giorno di Natale, secondo cui Cristo condivide la nostra umanità e noi la sua divinità, si manifesta particolarmente nell’Eucaristia, come suggeriscono le orazioni della celebrazione. Nella notte così preghiamo nell’orazione sulle offerte: «Accetta, o Padre, la nostra offerta in questa notte di luce, e per questo misterioso scambio di doni trasformarci nel Cristo tuo Figlio, che ha innalzato l’uomo accanto a te nella gloria». E all’Aurora: «Le nostre offerte, o Padre, siano degne del mistero che oggi celebriamo; tu che nel Natale ci hai rivelato il Cristo uomo e Dio, fa’ che nel pane e vino da te consacrati partecipiamo alla sua vita immortale». E ancora, nel prefazio III di Natale: «In lui oggi risplende in piena luce il misterioso scambio che ci ha redenti: la nostra debolezza è assunta dal Verbo, l’uomo mortale è innalzato a dignità perenne e noi, uniti a te in comunione mirabile, condividiamo la tua vita immortale».

Il riferimento all’immortalità sfiora un altro tema ricorrente nei testi di Natale: la celebrazione è soltanto una momentanea sosta nel nostro pellegrinaggio. Il messaggio escatologico, tanto evidente nel Tempo di Avvento, trova anche qui la sua espressione. Nella colletta della Vigilia, preghiamo Dio: «concedi che possiamo guardare senza timore, quando verrà come giudice, il Cristo tuo Figlio che accogliamo in festa come Redentore». Nella seconda lettura della Messa della Notte, l’apostolo ci esorta «a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo». E infine, nell’orazione dopo la Comunione della Messa del Giorno, chiediamo che Cristo, autore della nostra divina generazione, nato in questo giorno, «ci comunichi il dono della vita immortale».

Dal Direttorio omiletico

Immagine: Beato Angelico, Adorazione del Bambino (Wikipedia)

 

CELEBRAZIONI PRESIEDUTE DAL VESCOVO IN CATTEDRALE

martedì 25 dicembre ore 00.00 Messa della Notte; ore 10.30 Messa del Giorno

lunedì 31 dicembre ore 18.00 Messa nella vigilia della solennità di Maria Santissima Madre di Dio e in ringraziamento per i benefici ricevuti nell’anno trascorso

martedì 1° gennaio ore 18.00 Messa nella solennità di Maria Santissima Madre di Dio e in occasione della 52° Giornata mondiale della pace

domenica 6 gennaio ore 10.30 Messa nella solennità dell’Epifania del Signore

 

 

 

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