Dalla firma al progetto. Dal proprio nome e cognome scritto in una casella ad un aiuto concreto, reale, che può cambiare la vita di singoli e famiglie in situazioni di fragilità, che può salvaguardare beni artistici e strutture che sono patrimonio delle nostre comunità, che sostiene i vari ambiti pastorali. Questo è l’8 per mille, la «firma che fa bene». Non un passaggio burocratico, ma una reale opportunità di sostegno per tanti. Ne è fermamente convinto don Luciano Vindrola economo diocesano che sta preparando in questi giorni il rendiconto della distribuzione dei fondi assegnati lo scorso anno alla diocesi di Susa.
«È un contributo importante», spiega, «spesso non ci si pensa, magari paradossalmente ci si attiva di più quando si è chiamati a donare effettivamente del proprio denaro per un progetto, eppure da quella scelta di firmare per l’8 per mille arrivano dei contributi molto preziosi per le nostre parrocchie e per le nostre chiese».
Ma come viene distribuito quanto arriva dall’8 per mille?
«Anzitutto per la carità delle parrocchie, basti pensare che su questo ambito sono stati distribuiti oltre 400 mila euro». Due i principali fronti caritativi: gli aiuti alle persone in difficoltà che bussano sempre più numerose alle Caritas parrocchiali e gli aiuti alle opere caritative diocesane. E qui l’elenco delle voci è corposo viste le tante esigenze di un tempo difficile per l’occupazione che improvvisamente può venire a mancare per la chiusura di un esercizio commerciale o di una fabbrica, per i giovani che non trovano lavoro, per chi fugge da guerre o da paesi del Sud del mondo.
Così tra le tante voci del rendiconto 2023 si trovano le famiglie di Casa Miranda, i fragili accompagnati dalla Fondazione Operti, il Rifugio Massi. Senza dimenticare l’orizzonte missionario.
Aiuti economici, ma non in stile assistenzialistico, ma sempre con quella progettualità che caratterizza le opere diocesane, cioè un aiuto che in qualche modo possa vedere salvaguardata la dignità della persona, ma anche la sua possibilità di risollevarsi, magari con una borsa lavoro, con una prima accoglienza…
«Una fetta importante è dunque per le varie opere caritative ma non solo. Un altro ‘blocco’ di circa 400 mila euro è stato destinato alle esigenze di culto e alle esigenze pastorali delle comunità». E anche qui le voci sono molteplici, perché le chiese parrocchiali esigono manutenzione per poter essere accoglienti e sicure e senza i fondi dell’8 per mille alcuni interventi sarebbero insostenibili con il solo bilancio parrocchiale. Inoltre molte chiese contengono opere che hanno anche un significativo valore artistico e storico e preservarle significa tutelare i beni di tutta la Valle, fruibili dai fedeli, ma anche dai turisti.
Un’altra voce importante è il sostegno alla pastorale, a quelle attività parrocchiali e diocesane che sono la “vita della diocesi” e a quelle della diocesi stessa nell’ambito della Conferenza episcopale piemontese.
Ecco dunque che la firma dell’8 per mille non può essere considerata una semplice casella riempita, ma si concretizza in tanti volti e opere che si possono apprezzare «perché neanche un centesimo», conclude don Vindrola «viene sprecato o attribuito senza la consapevolezza che sono soldi dei contribuenti e che vanno bene utilizzati».
Fondi apparentemente anonimi che si traducono nel “bene comune” spirituale, artistico e materiale di una intera Diocesi, alla quale si fa appello in questi giorni per «una firma che fa bene».
Federica Bello su «La Valsusa» del 27 giugno 2024