18 Ottobre 2024

«Uniti nel dono». Con il supporto dei fondi dell’8×1000 in aiuto di senza tetto e carcerati

L'esperienza di don Antonello Taccori, parroco di Sant’Antonino, Vaie e Villar Focchiardo, assieme all’associazione Papa Giovanni XXIII

La condizione dei senza tetto e dei carcerati rappresenta una delle più complesse e sfaccettate questioni sociali che le società moderne devono affrontare. Sebbene queste due realtà possano sembrare molto diverse, entrambe condividono una serie di dinamiche comuni legate alla marginalità sociale, alla povertà e alla difficoltà di reintegrazione nella società. Le persone che vivono per strada e quelle che si trovano in carcere sono spesso vittime di un sistema che non riesce a offrire loro adeguate possibilità di recupero e reinserimento, perpetuando così cicli di esclusione e di difficoltà economiche e sociali.

Ne sa qualcosa don Antonello Taccori, parroco di Sant’Antonino, Vaie e Villar Focchiardo, che da anni si occupa dell’uno e dell’altro tema, grazie al suo impegno nell’associazione Papa Giovanni XXIII. “Le cause che portano una persona a vivere in strada sono molteplici e complesse, e spesso si sovrappongono tra loro — spiega don Taccori —. La perdita del lavoro, problemi di salute mentale, dipendenza da sostanze, la rottura dei legami familiari, e in alcuni casi eventi catastrofici come l’aumento degli sfratti o il fallimento di un’impresa, sono soltanto alcune delle cause principali. Vivere per strada comporta una serie di conseguenze estremamente gravose dal punto di vista fisico, psicologico ed emotivo. L’assenza di un riparo stabile espone le persone a condizioni climatiche avverse, a malattie e alla violenza, rendendo la loro esistenza incredibilmente precaria. Inoltre, l’accesso ai servizi sanitari e di supporto sociale è spesso limitato, aggravando ulteriormente la loro situazione. Noi, anche grazie ai fondi messi a disposizione dell’Otto per Mille, cerchiamo di aiutarli portando loro cibo (d’inverno, se possibile, caldo) e indumenti, soprattutto intimi, e nella stagione fredda giacche pesanti e coperte.

Dal punto di vista psicologico, i senza tetto spesso vivono una profonda sensazione di isolamento e di stigmatizzazione. La società tende a vederli come un problema, piuttosto che come individui con storie complesse alle spalle. Questo porta alla perdita di dignità e autostima, contribuendo a un circolo vizioso che rende ancora più difficile per queste persone cercare aiuto e uscire dalla loro condizione. Alcuni sono recuperabili; soprattutto fra i migranti che arrivano in Italia e decidono di fermarsi è possibile vedere storie di persone che, con un aiuto iniziale e un piccolo sostegno successivo, riescono a inserirsi bene nel tessuto sociale.

Conosco personalmente un ragazzo giunto in Italia senza niente che da un po’ di tempo ha aperto la partita iva e lavora con costanza. Ad altri, purtroppo, si può soltanto cercare di rendere meno grama la vita, perché non vogliono o non riescono ad allontanarsi dalla strada. Non è così raro e, se ci pensiamo, nemmeno così strano: oggi la società ci vuole super efficienti, super in forma, sempre all’erta. Molte persone non ce la fanno a stare dietro a tutto con questo ritmo e alla fine si arrendono, si abbandonano».

La realtà delle persone detenute nelle carceri, sebbene apparentemente distante da quella dei senza tetto, condivide con essa molte problematiche legate all’emarginazione e alla difficoltà di reintegrazione. Le carceri, in molte parti del mondo, non riescono a svolgere appieno la loro funzione rieducativa, trasformandosi spesso in luoghi di detenzione puramente punitivi. Questo porta a tassi di recidiva elevati e a una difficoltà concreta nel reinserimento sociale dei detenuti una volta scontata la pena. Molti detenuti provengono da contesti di povertà ed emarginazione sociale, e il carcere non fa che rafforzare queste dinamiche. Una volta fuori, incontrano enormi difficoltà nel trovare un lavoro e una casa, e spesso finiscono per ricadere in circuiti di criminalità o per vivere in condizioni di estremo disagio, talvolta diventando essi stessi parte della popolazione senza tetto.

«La stigmatizzazione che i carcerati affrontano al momento del rilascio è un altro fattore che contribuisce alla loro esclusione — continua don Antonello —. La società tende a vedere i detenuti come persone incapaci di cambiare o di reintegrarsi, e questo pregiudizio rende ancora più difficile per loro trovare opportunità di riscatto. Anche le famiglie e le reti sociali, in molti casi, si allontanano dai detenuti, lasciandoli soli e senza un sistema di supporto al momento del ritorno in libertà. In molti casi, la condizione di povertà e di emarginazione sociale che caratterizza i senza tetto e i carcerati è interconnessa. Molti senza tetto hanno trascorso periodi in carcere, e molti ex detenuti finiscono per vivere in strada a causa dell’impossibilità di trovare una casa o un lavoro.

Questa intersezione evidenzia come le politiche di supporto sociale e di inclusione debbano essere pensate in maniera integrata, affrontando le radici profonde della povertà e dell’emarginazione. Anche ai detenuti (nel mio caso quelli della casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino) cerchiamo di portare un minimo di sollievo, attraverso la consegna di vestiti e cercando di soddisfare le piccole necessità che sorgono durante la detenzione. In questo caso ci vengono in aiuto i soldi che la Diocesi stanzia utilizzando i fondi dell’Otto per Mille: con quel denaro si possono comprare gli occhiali da vista che un carcerato necessita, oppure aiutare la famiglia rimasta senza sostentamento a pagare le bollette e a comprare da mangiare».

A.T. su «La Valsusa» del 24 ottobre 2024

COME FARE UN’OFFERTA

  • Con carta di credito direttamente sul sito unitineldono.it oppure chiamando il numero verde 800 825 000
  • Tramite bonifico bancario: IBAN: IT 33 A 03069 03206 100000011384 A favore dell’Istituto Centrale Sostentamento Clero Causale: Erogazioni liberali art. 46 L.222/85 Conto corrente postale n. 57803009

(nella foto la raccolta di abiti usati da distribuire ai detenuti)

condividi su: