29 Marzo 2025

SUSA. Rogazionaggio con Benedetta Bianchi Porro

Sabato 7 giugno 2025 partenza alle 8 dalla Cattedrale a Mompantero

Benedetta Bianchi Porro, beatificata a Forlì nel 2019

Sabato 7 giugno 2025, con partenza dall’urna del Beato Rosaz nella Cattedrale di Susa alle 8, si tiene il “Rogazionaggio” organizzato dal Centro Diocesano Vocazioni in collaborazione con alcune parrocchie. Si tratta di un pellegrinaggio a piedi per richiedere nella preghiera il dono di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa e missionaria. Il “Rogazionaggio” si conclude al Santuario della Madonna del Rocciamelone a Mompantero, dopo aver attraversato la città di Susa, pregando il Rosario meditato con soste di adorazione nelle chiese di San Carlo, Madonna del Ponte e S. Evasio.

Ogni “Rogazionaggio” è sostenuto dall’invocazione di un Santo o Beato patrono del mese che poi viene invocato in parrocchia al termine del Rosario quotidiano recitato in chiesa prima della celebrazione della messa. Ad esso si ispirano le meditazioni nel giorno del “Rogazionaggio” e l’adorazione eucaristica, fatta in Santuario con cui si conclude.

Nel mese di giugno “protagonista” è la beata Benedetta Bianchi Porro. Nasceva l’8 agosto 1936 a Dovadola, Forlì, seconda di sei figli. Benedetta visse la sua infanzia e l’adolescenza tra Romagna e Lombardia a causa della guerra e del lavoro del padre. Una rara intelligenza e sensibilità la portò ad iscriversi alla facoltà di Medicina, a Milano, a soli 17 anni. Già negli anni del liceo iniziarono a mostrarsi i sintomi della malattia ma sarà lei, inascoltata dai dottori, nel 1957, a diagnosticarsi una neurofibromatosi diffusa, o morbo di Recklinghausen, rara patologia degenerativa. Due anni dopo fu costretta a lasciare l’università: non poteva più usare gli arti inferiori a seguito di un intervento al midollo e in breve tempo diventerà sorda e cieca, e perderà l’odorato e il gusto. L’unico modo per comunicare sarà un alfabeto tracciato sul palmo della mano.

«Nel mio calvario non sono disperata. Io so, che in fondo alla via, Gesù mi aspetta… Le mie giornate non sono facili: sono dure, ma dolci, perché Gesù è con me, col mio patire, e mi dà soavità nella solitudine e luce nel buio», scrive l’1 giugno 1963 in risposta a un lettore di «Epoca». Il disfacimento fisico non impedisce a Benedetta, fino a un certo punto, di scrivere lettere e diari che ridanno il mosaico di un’anima «straordinariamente semplice e semplicemente straordinaria». Il 23 gennaio 1964, in pieno inverno, fiorisce una rosa bianca nel giardino di casa Bianchi Porro, a Sirmione. Quella rosa è un dolce segno, dice Benedetta quando viene a saperlo. Ricorda un sogno fatto qualche mese prima. Dopo poche ore, quella stessa mattina si conclude la sua esistenza terrena.

Sono passati cinquantuno anni da quel giorno, ma la breve esistenza di Benedetta Bianchi Porro è ancora oggi «un archivio di esperienze, dove è possibile fare continue scoperte», come scrive il cardinale Angelo Comastri nella prefazione alla sua biografia. Entra in cielo ad appena 28 anni nel 1964. Giovanni Paolo II l’ha dichiarata venerabile nel 1993. È stata proclamata beata da Papa Francesco il 14 settembre 2019 nella cattedrale di Forlì.

Fonte: “La Valsusa” del 5 giugno 2025

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