11 Novembre 2019

Omelia di Mons. Nosiglia

Pubblichiamo di seguito l’omelia di Mons. Nosiglia alla Santa Messa di inizio ministero del 27 ottobre 2019, presso la Cattedrale di San Giusto, in Susa.

OMELIA DI MONS. CESARE NOSIGLIA,

AMMINISTRATORE APOSTOLICO DELLA DIOCESI DI SUSA,

ALLA S. MESSA DI INIZIO MINISTERO EPISCOPALE

(Susa, Cattedrale, 27 ottobre 2019)

Cari presbiteri, diaconi, religiose e religiosi e fedeli della Diocesi di Susa, La parola di Dio di questa santa Messa ci invita ad accogliere l’azione potente di Dio, difensore dei poveri e dei deboli, che ricorrono a lui con la preghiera e la supplica che giunge fino alle nubi del cielo. Nessuno davanti a lui può ritenersi giusto e santo, ma sempre bisognoso del suo perdono e della sua misericordia. Viviamo in un mondo complesso, che ci appare sempre più difficile da affrontare, sul piano della fede e della vita cristiana; non dobbiamo mai scoraggiarci, peccando contro la speranza che, fondata sull’azione del Signore che guida la storia, ci dà la forza e il coraggio di guardare avanti con serenità e impegno responsabile.

Voi, carissimi presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, siete i più esposti, perché chiamati a vivere in questa complessità il vostro dono di ministero e di consacrazione. La gioia di essere stati chiamati dal Signore, le scelte di una vita povera e dedicata gratuitamente al Vangelo e ai fratelli, rappresentano la più credibile testimonianza della verità che predicate e della fedeltà a seguire Cristo, nel dono sincero di sé. E questa è la prima via che può suscitare nel cuore di tanti giovani il coraggio di rispondere alla chiamata del Signore. Sono certo che la risposta positiva a questa chiamata è anche frutto dell’impegno e dell’esemplarità offerta da tanti sacerdoti, religiosi e religiose, che sanno presentare ai giovani il fascino della loro vocazione e della scelta della loro vita, spesa per il Signore e per gli altri.

Guardo con fiducia e speranza, poi, a voi carissime famiglie cristiane, che rappresentate il tessuto vitale e insostituibile della Chiesa e della società. A voi rivolgo il mio grazie per la solidità e la forza d’amore e il coraggio di testimonianza che offrite a noi Pastori e a tutta la Chiesa di Susa. Voi potete essere per tutti un vangelo vivente dell’amore e della vita, se sapete valorizzare il dono del Matrimonio quale radice di grazia perenne per la vostra casa e i vostri figli. Vi invito a proclamarlo, questo vangelo, facendovi carico di tante famiglie divise o in difficoltà, di tanti minori che necessitano, qui e nel mondo, di una famiglia. Voi potete aiutare le vostre parrocchie e comunità a farsi “famiglia di famiglie”, rendendovi corresponsabili della crescita di una Chiesa-comunione, ricca di fraternità e di spirito missionario. Testimoniate ai vostri figli, in particolare, la bellezza, la positività e la concreta possibilità di vivere oggi il Matrimonio cristiano in tutte le sue radicali esigenze di amore, indissolubile e aperto all’accoglienza e al dono della vita. Unendo insieme le forze, fatevi carico poi di un impegno fattivo e convinto, per incidere nella cultura del nostro tempo, operando perché la famiglia, fondata sul Matrimonio, sia difesa e sostenuta nella sua integrità, quale soggetto portante di ogni programma politico, economico e sociale.

Il mio cuore di padre e di amico si rivolge a voi ragazzi e giovani, che siete attenti a scorgere i segni dei tempi nuovi e non temete di sognare in grande un mondo più giusto, solidale e pacifico. È il vostro dono quello di aiutare noi Pastori e la comunità tutta a vivere nella speranza con forti ideali di rinnovamento, superando stagnazioni e resistenze. Con voi sono certo di poter guardare avanti anche nel mio ministero di vescovo, con coraggio e fiducia: per questo intendo trovare le vie più concrete e permanenti per incontrarvi e dialogare con sincerità, senza paternalismi, su tutto ciò che interessa la vita della Chiesa, la sua missione, il suo futuro. Ma già ora voglio dirvi che attendo da voi un forte e convinto impulso alla missione, nella scuola e nell’università in particolare, come nel lavoro e nella società, dove potete esprimere i vostri talenti preziosi di generosità e di attivo protagonismo cristiano, per rinnovare sia la nostra Chiesa che la società con l’entusiasmo della vostra fede in Cristo e della vostra generosità. Ricordatevi che la strada versi questo traguardo è una sola: coltivare in voi l’ambizione di essere santi, il desiderio di primeggiare nell’amore e nel servizio, la spinta in avanti verso ideali grandi, alti e impegnativi, senza paura e timore di non farcela.

Niente è più decisivo oggi, per rinnovare il volto della nostra Chiesa e farla risplendere di bellezza e di speranza, che l’accoglienza e il servizio ai poveri, nei quali vive e soffre, ama e spera lo stesso Signore Gesù. I poveri vanno guardati negli occhi, amati così come sono, accolti dentro le comunità, le famiglie, i gruppi e non lasciati fuori, sull’uscio delle chiese o sulla porta di casa. Quest’impegno di accoglienza ci porta davanti, in modo tutto particolare, il volto di tanti fratelli e sorelle immigrati che sono venuti tra noi, come un tempo numerosi figli e figlie della nostra terra sono andati nel mondo, alla ricerca di un lavoro e di una vita più serena e dignitosa. Le esigenze della giustizia e della solidarietà, congiunte con quelle della legalità e dell’integrazione sociale, vanno sempre commisurate a partire dalla promozione integrale di ogni persona, considerata comunque un dono prezioso e una risorsa positiva da accogliere e valorizzare per ciò che è e che porta, prima ancora che per quello che può dare. I poveri, che ci interpellano e devono inquietare il cuore, sono anche le grandi masse di miseri e ultimi che vivono nei Paesi del terzo e quarto mondo, in molti dei quali operano i missionari provenienti dalle nostre terre.

Una società economicamente avanzata e ricca di laboriosità e di inventiva e creatività nel mondo imprenditoriale e del lavoro, come è la nostra, produce ricchezza e benessere, che si accompagnano tuttavia a nuove forme di povertà: ne vediamo le storture più gravi nel campo della sanità, nel mancato rispetto e difesa della vita dal primo istante del concepimento al suo naturale tramonto; nella solitudine degli anziani; nella noia e indifferenza verso la stessa vita propria o degli altri, presente nel cuore di tanti giovani; nella preoccupante caduta del valore dell’etica nei vari ambiti della vita comunitaria, politica e sociale; nella crescente difficoltà per tante famiglie di mantenere stabile il patto matrimoniale di unità e di indissolubilità e di educare i figli alla fede cristiana; nello sfruttamento e mercificazione del sesso o della violenza sulle donne e i minori che accompagnano sempre più spesso la cronaca.

Ovunque ci sarà qualcuno che va sostenuto perché ingiustamente discriminato o accolto e aiutato nelle sue necessità materiali, morali e spirituali; ovunque ci saranno situazioni che esigono la difesa e la promozione della vita, la salvaguardia dell’ambiente e delle condizioni di lavoro o di salute di ogni persona; ovunque ci sarà da operare per la libertà religiosa e per costruire la pace e la solidarietà, la Chiesa di Susa sarà attivamente presente, con il suo vescovo, con l’apporto generoso dei suoi figli e comunità e con la disponibilità delle sue risorse spirituali, umane e pastorali,

Ringrazio in particolare le molteplici associazioni e movimenti laicali presenti in diocesi, che con grande generosità si fanno carico delle situazioni di disagio sociale e di emarginazione e faccio appello ai giovani in particolare perché dedichino tempo e risorse in questo campo, ma anche a tanti professionisti, uomini e donne del mondo imprenditoriale e dell’economia, perché non si scoraggino nel percorrere vie di garanzia e di umanizzazione del lavoro e di giusta composizione tra le esigenze del profitto e le logiche del mercato e quelle della centralità e priorità da dare sempre all’uomo e alla donna che lavorano e alla loro famiglia.

Carissimi fratelli e sorelle, a Maria santissima, donna di speranza forte e sicura, che dal Rocciamelone manifesta la sua singolare benevolenza verso la diocesi di Susa, affido il mio ministero episcopale e, professandomi figlio devoto e discepolo, la prego di continuare a prediligere questa terra tanto cara al suo cuore e questa popolazione a lei tanto devota, che da oggi voglio amare e servire con il suo stesso affetto.

Ringrazio infine Sua Eccellenza Mons. Alfonso per l’intenso lavoro pastorale che ha svolto in quasi 19 anni di ministero episcopale a Susa e sono lieto che sia rimasto ad abitare in diocesi, in modo da poter contare sul suo sostegno, di cui ho molto bisogno.

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