Fa riferimento alla prima Lettera dell’apostolo Giovanni il nuovo documento pastorale «La Parola sul cuore. Lettera sulla trasmissione della fede» che il card. Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, consegna per il nuovo anno pastorale 2025-26 alle due comunità unite in persona episcopi.
La Lettera è già disponibile in formato digitale (in allegato a fondo pagina), mentre copie cartacee si possono ritirare presso la reception della Curia a partire dal 26 settembre, piazza San Giusto 14 a Susa. Per motivi organizzativi, è gradita la prenotazione ai seguenti recapiti: tel. 0122 622194 – 0122 622130; email info@diocesidisusa.it.
I temi della Lettera verranno approfonditi nella convocazione annuale interdiocesana del 18 ottobre 2025 al Santo Volto di Torino.
SINOSSI
«Per molto tempo nel passato la società e la cultura sono state impregnate di valori cristiani e tanti soggetti, anche civili, contribuivano a trasmettere la fede da una generazione all’altra: oggi non è più così», scrive il card. Repole nella nuova Lettera pastorale. «Fatta salva l’onnipotenza di Dio e la libertà della persona, spetta a noi aprire gli occhi e compiere alcune scelte per favorire oggi, nelle nostre Chiese, la trasmissione della fede. Fondamentalmente: dobbiamo prendere coscienza del fatto che solo un annuncio del Vangelo che provenga da comunità di testimoni autentici è in grado di intrecciare la vita delle donne e degli uomini di questo nostro tempo».
Da queste considerazioni l’invito dell’arcivescovo, rivolto a singoli e comunità, a prendere in considerazione due aspetti fondamentali, corrispondenti ad altrettanti quesiti:
- Ma io sono un testimone? «Oggi appare in modo nitido quel che è stato vero sempre: ogni cristiano è tale solo se si sente ingaggiato nella trasmissione del Vangelo».
- Io curo la mia formazione? «Anche chi si dice credente non può illudersi di essere “formato” una volta per tutte: è in cammino, ha bisogno di rinnovare ogni giorno la sua fede». A questa riflessione, ricorda l’arcivescovo, sono collegate iniziative come i «Percorsi», volti alla formazione dii nuovi ministri laicali» e i cicli di catechesi per adulti «Che cosa cercate?».
Fatte queste premesse, per il card. Repole è ormai indispensabile un radicale «cambiamento di rotta» nelle strutture e nelle realtà tradizionalmente deputate all’annuncio del Vangelo: al centro non possono più esserci i bambini del catechismo come in passato, ma giovani, adulti e persone straniere.
GIOVANI
In riferimento ai giovani, ai quali dal 2022 è dedicato il ciclo di catechesi «Vedere la Parola», l’arcivescovo riflette sul fatto che «la fatica che sperimentiamo nel raggiungerli non significa, tuttavia, che sia un’impresa impossibile. Al contrario, la cultura nichilista nella quale siamo immersi rende molti di loro assetati di parole ed esperienze autentiche, portatrici di vita e di senso. Da questo punto di vista, stiamo vivendo una stagione avvincente per l’annuncio evangelico».
Per il card. Repole «il futuro di ogni settore della vita ecclesiale è legato a doppio filo al presente della trasmissione della fede ai più giovani» e invita «a fare le scelte appropriate, perché questa priorità si realizzi a tutti i livelli della vita delle nostre Chiese, orientando e canalizzando le risorse disponibili, in termini di persone e di risorse».
Per favorire ciò, spiega il card. Repole, nell’anno pastorale 2025-26 saranno numerose le iniziative dedicate ai ragazzi, realizzate in sinergia tra tutti gli ambiti pastorali:
- percorsi per animatori delle scuole medie in coordinamento con la pastorale catechistica,
- itinerari per animatori degli oratori estivi in collaborazione con la Noi Torino,
- cammini per giovani innamorati con la pastorale familiare,
- esercizi spirituali nei tempi forti,
- settimane comunitarie,
- esercizi spirituali nella vita ordinaria,
- campo estivo “Chiamati per nome”,
- scuola di preghiera in collaborazione con la famiglia salesiana.
STRANIERI
«Svolgiamo tante apprezzabili attività di sostegno a donne e uomini provenienti da Paesi lontani», spiega l’arcivescovo. «Dobbiamo anche a loro la carità di un annuncio di Cristo, autorevole e appassionato. Siamo chiamati a rendere sempre più evidente che il nostro accogliere ha la sua radice nel sentirci accolti da Cristo e dallo sguardo sui fratelli che proviene dalla fede in Lui».
ADULTI
«Ci sono sempre più adulti che vanno alla ricerca di senso, di ascolto e di cammini spirituali», scrive il card. Repole. Per incontrare queste persone, in questo anno pastorale si strutturerà un Servizio diocesano per l’iniziazione alla vita cristiana degli adulti, nell’ambito dello storico Servizio per il Catecumenato. La nuova équipe si avvarrà di indispensabili competenze multidisciplinari. «Tale Servizio», spiega l’arcivescovo, «promuoverà il sostegno alle comunità parrocchiali e interparrocchiali, perché siano esse a percepirsi sempre di più il contesto normale dell’iniziazione cristiana degli adulti».
Infine, in riferimento alle parrocchie come ad altre realtà della Chiesa locale, il card. Repole ricorda che oggi «si impone una riflessione sulle nostre strutture anche nel senso di cogliere sempre più lucidamente che esse sono al servizio dell’annuncio del Vangelo e non all’inverso». Pertanto siamo chiamati a ristrutturarle «perché restino comunità vive, preoccupate non di auto-preservarsi ma di vivere con gioia di Cristo e di accogliere con libertà qualunque persona vi si accosti».
IN ALLEGATO LA LETTERA IN FORMATO .PDF.