Il saluto di Mons. Nosiglia alla Diocesi di Susa

Domenica 24 aprile, con una celebrazione liturgica sentita e anche a tratti commovente, monsignor Cesare Nosiglia ha salutato la diocesi di Susa, della quale, con Torino, è stato pastore negli ultimi due anni.

Il sindaco della città di Adelaide, Piero Genovese, e il vicario diocesano, don Daniele Giglioli, hanno aperto e chiuso la cerimonia con parole di saluto e ringraziamento.
(foto V.A.)

Pubblichiamo, di seguito, l’omelia pronunciata da mons. Cesare Nosiglia


CARI AMICI,

dopo oltre due  anni dal mio arrivo a Susa come Vescovo, rendo grazie al Signore  che mi avete accolto con simpatia ed amicizia e per il vostro impegno che vedo intenso e forte nelle parrocchie, nelle associazioni e movimenti, nella società susina e nel mondo missionario.E’ sempre vivo nel mio ricordo e nel mio cuore l’indimenticabile serata dell’incontro con i giovani  con una presenza  di tutte le componenti delle realtà e associazioni giovanili della Diocesi.  Quella sera invitai i giovani ad imitare Maria nell’osare la loro giovinezza per ideali coraggiosi ed alti, senza timore, puntando a traguardi di santità e di testimonianza cristiana, ricchi di fede e di amore a Cristo e alla Chiesa. Da allora abbiamo camminato sulla via dell’amicizia e della comunione e tanti sono stati i momenti belli ed entusiasmanti vissuti insieme.

            Un cammino  malgrado la Pandemia che  ha trovato in questi due anni il suo alveo portante e che  si è poi arricchito della mia visita a tutte le parrocchie e le loro comunità. Il  tutto  c’e’ bisogno adesso  di consolidare queste esperienze interessanti e ricche di stimoli per il rinnovamento della pastorale in Diocesi. Il Sinodo voluto da papa Francesco avviato con cura in questi mesi e  i diversi incontri, che ho avuto con i sacerdoti nei ritiri mi ha permesso  di uscirne rinvigorito nella fede e sento di poter fare mie le stesse parole di elogio di speranza dell’apostolo Paolo  che loda la sua comunità per la sua fedeltà al Vangelo. .Io che come vescovo avevo l’obbligo del mio ministero di insegnavi  la via della fede e della vita cristiana,sono stato istruito da voi e ho compreso quanto  la volontà del Signore sia fonte di forza e di perseveranza  diffronte anche alle difficoltà   che ci assillano

Ma sono anche realista nel considerare con voi  le difficoltà e resistenze che  oggi si frappongono alla vita cristiana e che pesano come  macigni sulla buona volontà e la generosità proprie del nostro cuore.

In tante esperienze di annuncio e di carità, sorrette da un volontariato generoso e presente un po’ ovunque, non mancano persone, che ho  trovato disponibili a investire il proprio tempo e le proprie risorse a servizio degli altri, nella Caritas, nella Croce Rossa , nella Migrantes, nell’Oftal  e nelle associazioni, nel  campo catechistico, educativo, liturgico e caritativo verso i poveri,gli immigrati e rifugiati i malati  e bisognosi di accoglienza . Sono persone una avanguardia, certo, rispetto a tanti che vivono per se stessi o chiusi in un loro mondo fatto di interessi e di ricerca del proprio benessere sulla via dell’evasione o del divertimento. Ma sono comunque un segno di speranza e li apprezzo molto perché mostrano, anche a tutti , che la vita si gioca veramente e felicemente solo se si dona. Questi fedeli laici testimoniano che, se vuoi vita, devi dare vita; se vuoi amore, devi dare amore; se vuoi gioia, devi dare gioia; e che la vera felicità sta nel donare in perdita e senza interesse.

A tutti voi chiedo di guardare a questi generosi e impegnati volontari, per scoprire che, anche in ogni cuore, c’è una sete di felicità e di amore, di vita e di gioia che solo Cristo può estinguere pienamente e solo la scelta del dono di sé per gli altri riesce a colmare.Mi auguro per il bene della diocesi che si  promuova  con impegno da parte di tutti quella comunione  e stretta solidarieta tra le parrocchie e associazioni  come l’azione cattolica e  l’Agesci, e gli Oratori, e che  si attivi un cambiamento di nuovi importanti  traguardi di unità che sono all’altezza dei sacerdoti e dei fedeli laici e che esigono un sempre piu’ stretto rapporto con la Diocesi di Torino.

Carissimi,

non vi rassegnate al mondo di oggi, dove ancora troppe persone muoiono di fame e di miseria; e dove ha predominato la violenza omicida della guerra  molte risorse  vengono impiegate per spese militari, sottraendole agli aiuti internazionali per i Paesi poveri; dove si sta avverando quando scriveva Paolo VI  nella “Populorum progressio“: “I ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri“.

Reagite, non tacete voi giovani e adulti, sacerdoti e laici, impegnandovi nel proprio concreto vissuto quotidiano: è questo il primo passo per cambiare le situazioni di ingiustizia o discriminazione di cui soffrono tante persone e famiglie povere , senza slogan e discorsi sapienti, inutili perché lasciano le cose come stanno. C’è bisogno, invece, di un  realismo carico di quella speranza che si radica in Dio, il quale opera in grande ciò che ciascuno di noi fa in piccolo ed apre vie impensabili di bene per tutti, a partire dal gesto di amore più semplice e quotidiano. Per fare ciò è necessario avere il coraggio di pagare il prezzo di uscire da se stessi, per dare alla propria vita una impronta di generosità e di servizio.

Spesso bisogna anche andare contro corrente, non aderendo a messaggi e culture che vorrebbero catturare ciò che avete  di più prezioso in voi: la vostra anima, dove si matura la libertà interiore e la ricerca della vera gioia. Un rischio che si corre quando si addormenta la naturale spinta del cuore a ideali alti ed impossibili, accontentandosi dei beni materiali o inseguendo i miti reclamizzati dai mass-media, che servono solo a produrre ricchezza alle centrali di potere e di consumismo che regolano il mercato, e noia e precarietà in chi li considera come assoluti della propria vita.

Volate alto, sorretti dalle ali dello Spirito e troverete aria pulita e cieli aperti ai vostri sogni più profondi e veri, che albergano nell’animo e di cui solo  ciascuno  di voi e Dio siete a conoscenza. Imparate da Maria, la giovane fanciulla di Nazareth, che si fida della Parola di Dio e si affida a Lui per credere nell’impossibile umano, che si compie grazie al suo sì di amore e di speranza.

Insieme a voi ho imparato a pregare la patrona della Diocesi  la Signora del Rocciamelone. E per questo desidero terminare la mia Omelia  su quanto ho vissuto insieme  a voi, con la preghiera.

A Te, Maria Santissima Madonna   del rocciamelone nostra patrona che  ci accogli ai tuoi piedi, rivolgiamo il nostro sguardo carico di amore per Te e per il tuo Figlio Gesù.

Da te attendiamo, o Madre, aiuto e protezione per la nostra Diocesi, le sue parrocchie e realtà ecclesiali.Siano unite nella fede e nella carità e testimonino la comunione e l’unità,

perché il mondo creda  in Cristo Signore.Dona ai sacerdoti fiducia ed entusiasmo nel predicare il Vangelo ad ogni persona.Sostieni la vita delle famiglie, perché siano unite nell’amore e diventino una piccola Chiesa domestica,dove si diventa cristiani aiutandosi gli uni gli altri a incontrare Gesù nella preghiera e nell’amore.

Guarda i nostri anziani  e rendili forti e perseveranti nel testimoniare la fede in famiglia e ai figli e nipoti.Vivano anche i momenti di sofferenza aperti alla volontà di Dio ed offrano se stessi in unione a Cristo per il bene della Chiesa.

Stimola con cuore di madre i giovani e i ragazzi a percorrere strade di generosità e di servizio,pronti sempre a dare ragione della speranza che è in loro.Rendili coraggiosi  nel dire di sì, alle chiamate più impegnative del sacerdozio e della vita consacrata.

Suscita nell’animo degli adulti la vocazione al diaconato permanente

Aiutaci a sognare in grande  come hai fatto tu e a puntare in alto fidandosi di Dio e di se stessi. A tutti mostraTi Madre di misericordia e di speranza,

o Vergine santa e benedetta, nostra celeste patrona. AMEN

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