«Carissimi, con grande gioia vi partecipo l’annuncio dato oggi [23 maggio 2024] dalla Santa Sede ai cristiani di tutto il mondo: il beato Giuseppe Allamano, un caro figlio della Chiesa torinese, sarà presto proclamato Santo. Il Papa ha autorizzato la promulgazione del Decreto che attesta un miracolo attribuito all’intercessione dell’Allamano, che nel 1901 fondò l’Istituto Missioni Consolata aprendo una volta di più la nostra Chiesa all’annuncio del Vangelo nel mondo. La missione partì dall’amato Santuario della Consolata e oggi è diffusa in tutto il mondo, dove i Missionari e le Missionarie della Consolata continuano a testimoniare la fede in Gesù, spesso in condizioni di grande povertà materiale e spirituale. È l’impegno missionario di tutta la Chiesa, anche di quella torinese che sull’esempio dell’Allamano e dei “santi sociali” che illuminarono la città nell’Ottocento e nel Novecento si sente chiamata a portare il Vangelo nella vita di tutti gli uomini e tutte le donne, qui ed oggi. In queste ore ci uniamo alla festa dei Missionari e delle Missionarie della Consolata e rivolgiamo un pensiero riconoscente al Papa. Ha inizio il percorso verso la canonizzazione di Giuseppe Allamano, che presto avremo la gioia di vivere insieme».
Queste le parole del Vescovo Repole appena dato l’annuncio della prossima canonizzazione di un Beato che ha segnato anche la vita della Valle dove le sue Missionarie hanno il noviziato (Caprie) e dove è nata l’attuale Superiora (Susa) suor Lucia Bortolomasi. Alla notizia tanti gli echi di gioia là dove i missionari e le missionarie operano da più di 100 anni e nel cuore di Torino, al Santuario della Consolata, dove l’Allamano ha radicato il suo sogno profetico, da dove ha portato al cuore di tanti la consolazione di Maria.
Per chi non lo conoscesse, Maria, la Missione, il Vangelo sono i capisaldi della sua vita e del suo carisma. La sua biografia dice che Giuseppe Allamano nasceva il 21 gennaio 1851 e il giorno dopo veniva battezzato nella parrocchia Sant’Andrea. Quartogenito di Giuseppe e Maria Anna Cafasso, sorella minore di don Giuseppe Cafasso (anche lui rettore del Convitto e della Consolata). Di ingegno vivace, frequentò le scuole del paese, portava le bestie al pascolo, era il primo della classe: i paesani lo vedevano sempre con qualche libro di scuola tra mano.
Per il sacerdozio si proponeva di battere il vizio della superbia: «Voglio celebrare ogni Messa come se fosse la prima e l’ultima. Ogni giorno sveglia come dalla tromba del giudizio, mi segno, alzo la mente e il cuore a Dio. È tempo di lavorare, il riposo in Paradiso». Così per 53 anni. Il 20 settembre 1873, a 22 anni, veniva ordinato dall’arcivescovo Lorenzo Gastaldi. Laureato in Teologia, voleva andare in parrocchia. Invece veniva nominato direttore spirituale del Seminario: «La mia intenzione era andare viceparroco e poi parroco in qualche paesello». «Ti affido la parrocchia più importante della diocesi: il Seminario!». Si distingueva per la fermezza nei principi e soavità nel proporne l’attuazione. Nel 1880, 29 anni, Gastaldi lo convocò: «Ti nomino rettore della Consolata e dell’annesso ospizio per i preti vecchi». «Sono troppo giovane per dirigere i vecchi». «Ti vorranno bene lo stesso. Essere giovane è un difetto che si perde con l’età». Rettore anche del santuario Sant’Ignazio a Lanzo Torinese, con annessa casa per esercizi: con lui diventa casa di esercizi di prim’ordine e non c’è mai una camera vuota.
Obbedienza e umiltà lo accompagnarono sempre, ma anche sguardo attento, incoraggiante e capace di avviare nuovi percorsi come quello di fondare un istituto religioso di missionari e missionarie perché «trovava innaturale che nella sua Chiesa, feconda di tante istituzioni di carità, ne mancasse una dedicata unicamente alle missioni» e il 29 gennaio 1901, nacque l’Istituto Missioni Consolata. «Non avendo potuto essere io missionario, voglio che non siano impedite quelle anime che desiderano seguire tale via» e l’8 maggio 1902 partirono per il Kenya i primi quattro missionari, mentre il 29 gennaio 1910 diede inizio all’Istituto delle Missionarie della Consolata.
Morì a Torino il 16 febbraio 1926. Il suo corpo è conservato e venerato nella Casa Madre dei Missionari della Consolata, a Torino.
L’Allamano fu beatificato il 7 ottobre 1990 – Giornata Missionaria Mondiale – da Giovanni Paolo II, che lo definì: «santo della Consolata», «padre provvido », «formatore e maestro del clero», «sacerdote per il mondo». Durante l’omelia specificò: «Nel momento in cui viene annoverato tra i Beati, Giuseppe Allamano ci ricorda che per restare fedeli alla nostra vocazione cristiana occorre saper condividere i doni ricevuti da Dio con i fratelli di ogni razza e di ogni cultura; occorre annunciare con coraggio e con coerenza il Cristo ad ogni persona che incontriamo, specialmente a coloro che ancora non lo conoscono».
Federica Bello su «La Valsusa» del 30 maggio 2024